Ricerca Storica Sforzeschi a Isola Dovarese Tempo di lettura: 4 minutiSforzeschi a Isola Dovarese Nel mio lungo peregrinare tra un testo e l’altro, tra una missiva e un atto notarile alla ricerca di informazioni su Roberto Sanseverino per il mio libro mi sono imbattuto in una serie di documenti che testimoniano la presenza di truppe sforzesche presso Isola Dovarese. Con il passare degli anni, ho maturato un forte attaccamento al palio e alla comunità di Isola Dovarese. Per questo motivo ho deciso di condividere questo materiale, al fine di rafforzare ulteriormente i legami tra il borgo cremonese e le radici sforzesche che costituiscono la base fondamentale dell’associazione di ricostruzione storica di cui faccio parte (Famaleonis APS Forlì). Siamo nel luglio del 1482, ci troviamo nel pieno di quell’impetuosa tempesta della Guerra del Sale che flagella il ducato estense di Ferrara e le terre confinanti. La Repubblica di Venezia, con il fermo sostegno del Papa Sisto IV, si lancia in un’incursione militare che promette di segnare profondamente la storia di questo territorio. Il duca Ercole d’Este, signore di Ferrara, ricevuto il sostegno di una potente lega formata da Milano, Firenze e Napoli, pone al comando il valoroso condottiero Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Tuttavia il Montefeltro si trova ad affrontare un temibile avversario: Roberto da Sanseverino, che si distinse per la sua destrezza e abilità nel comandare le truppe di terra nel cuore delle paludi ferraresi. Per la lega che difende Ferrara, le sorti della guerra sembrano inesorabilmente avverse. Con la perdita della rocca di Ficarolo, ultimo possente baluardo a difesa della riva del Polesine, si apre per le truppe veneziane la strada verso la città di Ferrara. Il reggente di Milano, Ludovico Sforza, sente con preoccupazione che il conflitto, già dilagato in Romagna e nel Lazio, potrebbe espandersi verso la Lombardia, minacciando il suo dominio. In particolare, Roberto da Sanseverino, suo cugino e una volta suo fedele alleato nel governo nel Ducato, ha mirato da tempo a conquistare Milano, da cui fu costretto a fuggire a causa di gravi accuse di tradimento mossegli proprio da Ludovico. Nel contesto di questa lacerante guerra, spicca anche la figura di Federico Gonzaga, il Marchese di Mantova, che tra le fila delle truppe sforzesche è profondamente coinvolto nella conduzione della lotta contro i veneziani. Dopo una fase iniziale in cui le forze del Gonzaga avevano intrapreso una serie di operazioni contro i veneziani, il comportamento del Duca si era fatto ambiguo. Le sue azioni sembravano mirare più al controllo dei confini con il ferrarese che a un coinvolgimento attivo nel conflitto. Questo atteggiamento sollevò preoccupazioni in Ludovico, il quale temeva lo spostamento del fronte verso la Lombardia, una prospettiva che si rivelerà poi concreta. Attraverso gli oratori mantovani a Milano, Ludovico sollecitò più volte il Gonzaga ad inviare truppe per rinforzare i territori nel cremonese. Tuttavia, il Gonzaga rispose che non poteva adempiere a tale richiesta poiché si trovava a corto di uomini e, anzi, ricordò allo Sforza i ritardati pagamenti degli ultimi mesi di condotta. Non era infrequente che i condottieri lamentassero i ritardi nei pagamenti e utilizzassero tali motivi per giustificare le proprie inadempienze nell’obbedire agli ordini, arrivando talvolta a vere e proprie rotture delle alleanze. Così, tra lo Sforza e l’oratore mantovano Zaccaria Saggi, si scatena una discussione accesa. Lo Sforza, agitando le lettere del Gonzaga davanti a Saggi, gli ricorda che non devono temere nulla, affermando sarcasticamente: “voi siete più salvi là a casa vostra ch’io non stimava“. In risposta, l’oratore ribatte che sarebbero stati lieti di adempiere alla richiesta dello Sforza, poiché avrebbero potuto trarne vantaggio finanziario: “tanto più ne maneggiaretti tanto più ne guadagneremmo con vostra signoria“. Queste parole sottintendevano il fatto che, più truppe del Gonzaga avrebbero preso parte all’azione, maggiore sarebbe stato il denaro richiesto. Lo Sforza, avendo appreso dal Montefeltro che Sanseverino si stava rinforzando, decide di accelerare i tempi. Nelle lettere si legge: ”Dapoy esso signor Ludovico ha avuto le lettere dal signor duca d’Urbino, el quale scrive, perché’l signor Roberto ingrossa di gente, ch’el non sta bene a questo modo, et che se gli mandi più fanti si può , et presto“. Così, lo Sforza si accorda con il Gonzaga per inviare 300 fanti nel Cremonese sotto il comando di 6 caporali, con l’ordine di spostarsi presso Isola Dovarese. Tuttavia, dalle missive degli oratori al Gonzaga si capisce che non si tratta di un vero e proprio accordo, ma di un invio “coatto” di truppe sforzesche sul territorio mantovano. Per rassicurare il Gonzaga, si specifica che gli ufficiali sono stati avvisati di obbedire agli ordini diretti del duca stesso, impartiti attraverso Guidantonio Arcimboldi, commissario sforzesco di Cremona. “Preterea, lo illustre signor Ludovico me ha detto ch’io debbi avisar vostra signoria come di presente si mandano 300 fanti in Cremonese sotto’l governo de 6 caporali valenthomini di questi fanti e capid is quadra de castello, con dissegno che vaddino al Isola dei Dovaressi; e se scrive al magnifico d. (domino) Guidantonio, commissario di Cremona, che faci de detti fanti quanto da vostra signoria gli serà richiesto, e così serà commesso a li superiori loro che debbino ubedire a quella in qualunque cosa che essa gli serà commesso, la quale gli haverà a distribure ove e come gli parerà esser necessario.” (Zaccaria Saggi a Federico Gonzaga 25 luglio 1482, Milano) In seguito, altri 300 fanti, comandati da Gian Domenico Doria, noto come Domenicaccio, verranno inviati. “Da un po’ questi 300 verrà meser Domenegazo Doria con gli altri suoi 300, de li quali vostra signoria potrà disponere quanto gli parerà, perché tuti haverano ad obedire a la vostra signoria.” (Zaccaria Saggi a Federico Gonzaga 25 luglio 1482, Milano) L’invio di queste truppe proprio presso l’abitato di Isola Dovarese rivestiva una strategica importanza, poiché il borgo dominava un ponte sull’Oglio che delimitava il confine con i territori dominati da Venezia, trovandosi tra l’altro in prossimità della città di Asola. Questa posizione geografica favoriva un controllo strategico sul territorio e permetteva di monitorare gli eventuali movimenti delle forze nemiche. Tuttavia, non si dispone di informazioni precise riguardo al destino di queste truppe sforzesche. Sappiamo che il Sanseverino intraprese una campagna militare che lo portò ad invadere la Lombardia, evitando il cremonese e passando attraverso le terre venete più sicure. Durante questa campagna, si scontrò con l’esercito napoletano guidato dal duca di Calabria, Alfonso d’Aragona. Nel settembre dell’anno successivo, fu lo stesso duca di Calabria ad attraversare il cremonese per porre sotto assedio Asola, riuscendo a conquistarla dopo due settimane di assedio. Potremmo presumere che le truppe sforzesche stazionate presso Isola Dovarese in quel momento si siano spostate per supportare l’assedio e partecipare agli scontri. Le dinamiche e gli spostamenti delle truppe durante la Guerra del Sale erano soggetti a un costante adattamento alle situazioni in evoluzione e agli interessi politici e militari delle diverse fazioni coinvolte. L’incertezza che circonda il destino delle truppe sforzesche a Isola Dovarese riflette la complessità la natura mutevole delle operazioni militari in questo periodo storico. Ma alla fine, riuscì Roberto Sanseverino a giungere in tempo per difendere la città? Per scoprirlo, ti invito a leggere la mia opera: ‘Roberto Sanseverino: Condottiero del Rinascimento Italiano tra Abilità Militare e Diplomazia‘, pubblicata da Chillemi Edizioni. Sforzeschi a Isola Dovarese Mi piace:Mi piace Caricamento... Share This Previous ArticleCondotta sforzesca di Costanzo Sforza al servizio di Galeazzo Sforza Duca di Milano Next ArticleArmatura Milanese a Gubbio 20/08/2023