Motti francesi su maniche e vestiti di principesse estensi nel quattrocento
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Principesse estensi nel quattrocento e motti francesi

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Principesse estensi nel quattrocento e motti francesi – autore Eugenio Larosa

Motti francesi su maniche e vestiti di principesse estensi nel quattrocento

 

L’uso di portare abiti di lusso con fregi d’oro e d’argento e con motti ricamati fu molto comune nelle Corti del quattrocento italiano.

Nell’Orlando furioso, in cui si rispecchiano in un’aureola immortale di poesia molte costumanze signorili dei tempi dell’Ariosto, troviamo sobrî ma significativi accenni a vestiti azzurri d’oro fregiati (XVI, 7) a sopraveste ricche con tronchi di cipresso ricamate (XXXI, 78) e a panni e tessuti d’argento e d’oro. Ginevra, l’amata di Ariodante, va

….con veste candida e fregiata
Per mezzo a liste d’oro e d’ogn’intorno.
(V, 47)

Oliviero vuole avere, per la tenzone di Lampedusa, un motto inquartato che dica: Finchè vegna! con abito d’oro (XLI, 30). Fiordiligi, la notte prima della morte di Brandimarte, rivede in sogno la veste che gli aveva trapunta essa stessa di sua mano, tutta tempestata di gocce rosse:

Parea che di sua man così l’avesse
Ricamata ella e poi se ne dolesse.
(XLIII, 155).

Vestiva Fiordiligi una gonnella di sciamito bianco fregiata d’aurata lista. Bradamante non potendo raggiungere Ruggero, sosta a Montalbano e quivi

. . . . . . . . .con sottil lavoro
Fa sopra seta candida e vermiglia
Tesser ricamo di finissim’oro.

Mettiam mano ora ai registri estensi e vedremo la realtà gareggiare, non senza vantaggio, con la fantasia dei poeti.

Per Beatrice, figlia di Niccolò III, Giusto ricamatore apprestò nel 1436, «uno vestido de veludo negro», con «duj agnelli jn una virdura cum brevi grandi de argento filato»1.

Questo ricamo ricopriva il busto e le maniche.

Invece per le sole maniche di un vestito in velluto pur nero di Camilla dei Roberti, lo stesso Giusto aveva realizzato un anno prima «un recamo de canne grege, umbrato d’oro, e nizolari umbrati d’oro et brevi interlisadi d’argento»2.

Nel 1445, furono ricamate «a torno da piedi denanzi» su un vestito di velluto negro foderato di ermellini della Marchesana duecento cinquanta lettere d’argento3.

Uno dei ricami più interessanti fu realizzato per le maniche di un abito del Marchese d’Este nel 1447 da Agostino detto Frambaja: «lo qual recamo si è uno bresalgio da balestrare con frize (freccie) dentro e frize rote e jntere per suxo tuta la manega… fato de arzento filato e carge (cariche) tute dite manege de tremolanti de arzento dorato»4.

Si trova spesso ricordo di lettere, brevi, motti su abiti e specialmente su maniche di principesse e donzelle degli Estensi 5, ma raramente nei registri venivano ricopiate le leggende.

Nonostante questo possiamo comunque affermare che i motti francesi erano, fra tutti, i preferiti.

Nel 1444, Isotta d’Este aveva fatto ricamare sulla manica sinistra di un suo vestito il motto: Loiaumeut . voil . finir . ma . vie 6.

Due anni dopo, ritroviamo lo stesso motto ripetuto su cinque maniche di cinque vestiti delle sue donzelle: Margherita, Bianca, Isabella, Diamante, Stella.

Ad opera del ricamatore Frambaja 7; «letre zentozinquanta fate tute de horo fino filato con li caprioli che sparzeno per tuta la maniga e uno moto che dice: Loiaumant . vuoil . finir . ma . vie . che sono letre 24 e ponti sie…. suxo zinque manege de zinque vestidi roxadi zoè una maniga recamata per vestido de zinque donzele de la Illu. M.a Ixota»8.

Anche Beatrice, sorella d’Isotta, aveva il suo motto francese ricamato nelle due maniche di un suo vestito: «Ansi . doit . il .»

In fatti in un documento del 4 febbraio 1446: «Agostino dito Frambaja e 4 cumpagni rechamaduri dè avere per sua fatura e spexe de avere recamato letere vintioto fate de moschete de arzento de horevexe perfilate de horo filato atorno con li cavrioli de horo e seda molto grandi che jnpiano tuto el campo de le manege fate suxo due manege fate a gumbedo pizole de uno vestito de pano verde bruno de la Illu. M.a Biatrexe sorela de lo S. de le quale letre se computa punti oto che divideno le parole de lo infrascripto moto zo è . Ansi . doit . il . »9.

Bianca Maria d’Este volle, come suo motto, il seguente: . Nul . bien . sans . poine . , e lo fece ricamare dal Frambaja sopra due maniche di un vestito di panno rosato.
Il motto era tessuto «de horo fino con sede onbrate»10.

Mentre la Marchesana aveva un bel motto latino Solius («di uno solo») ricamato molte volte entro lavori di trapunto a guisa di libri aperti, sia in un vestito «de panno de mostovalero»11 sia in un vestito di damasco verde 12, le sue donzelle portavano motti francesi.

Violante aveva scelto il motto . O mors . o mersi . 13; Agata e Catarinetta preferivano . Avoir . ne . quier . 14.

Nelle maniche poi di vestiti fatti per Costanza, Costanzina, Violante, Beatrice, Caterina, Rizzarda, Maria e Agata, tutte donzelle della Marchesana, si leggevano le parole: . Mil . S . maa . ila .

Anche in questo caso il ricamatore era stato il Frambaja, il quale aveva fatto «letre zinquantasie grande fate tute de horo fino filato con li caprioli molto grandi a uno moto zoè: . MIL . S . MAA . ILA . in lo qual moto sono letre dixe e ponti quatro e li ponti se mete per un una letra fata suxo 4 manege pizole a la catelana de dui vestiti de pano turchino de la Costanza, Costancina donzele de la Illu. M.a Marchexana» e aveva pure fatto «letre zentosessanta oto fate de horo fino filato con li caprioli, ma sono minore che le dite, fate e rechamate suxo dodeze manege pizole a gombedo al moto soprascripto zo è moto uno per zascuna manega de vestidi sie de pano turchino de donzele sie de la prefata [Marchexana] zo è Violante Biatrexe Catelina Rizarda Maria Agata» 15.

Era quello il tempo, nella corte d’Este, in cui libri e romanzi francesi venivano ricercati e letti con grande fervore e in cui la cultura della società aristocratica sembrava essere, malgrado le predilezioni di Leonello, piú francese che latina o italiana.

Guglielmo Capello leggeva le cronache «de Franza»; Giacomo Ariosto prendeva in prestito un «Lanzaloto», un «Meliadus» e altri libri in francese; Anselmo Salimbeni chiedeva pure il «Lanzaloto»; Francesco d’Arezzo si dilettava nella lettura del «San Graale» del «Merlino», del «Troiano», tutti in francese.

Mentre Bianca Maria leggeva un «Gothofre de Boion», il fratello Sigismondo leggeva il «Tristano».

Al tempo viveva acorte un amanuense francese, Guglielmo «de Franza», certamente chiamato per aiutare i copisti italiani a trascrivere opere francesi e gli arazzi francesi e fiamminghi pendevano ammirati alle pareti delle sale estensi.

Non è dunque strano che i motti preferiti dalle figlie di Niccolò III siano stati francesi.

Isotta, Beatrice e Bianca Maria dividevano, del resto, questa preferenza con altre principesse della loro età.
E amavano mostrarsi in pubblico o nelle feste con i loro belli “abbigliamenti lussuosi di stoffe rare” e con maniche elegantemente “ricamate a fregi d’oro o a lettere d’argento e d’oro”.

note :

1 Archivio estense di Stato: Mandati, 1436-38, c. 18v.

2 Mandati, 1434-35, c. 126r.

3 Mandati, 1445-46, c. 296.

4 Guardaroba: Debitori et creditori, 1447, c. 129r.

5 Debitori et creditori, 1450, c. 66r: «Maestro Zohane Bischiza e cunpagni denno avere per sua fatura de havere rechamado due manege de pano roxado de grana per uno vestido de la Illu. M.a Urssina sorela de lo Illu. nostro Signore rechamade con 5 fiori et 10 foglie per manege unbrade fati cum rami e adornati cum arieti». Altre maniche erano ricamate con incudini e martelli, con iscudi e con lance, ecc. (Debit. et cred., 1448, c. 76r). V’erano varie fogge di maniche, come si sa (cfr. per ultimo: Enlart, Manuel d’archéologie française depuis les temps mérovingiens jusqu’à la renaissance, Tome III: Le costume, Paris, 1916, p. 579). Nei registri estensi compaiono più volte maniche «a la lombarda», maniche «a gombedo» (a gomito); «manege strete a la catalana»; maniche «a campana»; maniche «a sacho grande» e maniche aperte.

6 Riproduciamo esattamente i motti quali stanno nei manoscritti. Attingiamo, in questo caso, a un registro estense intitolato: Libro di amministrazione di Leonello, 1442 (-44).

7 Giusto e il Frambaja erano i due principali ricamatori della corte estense; ma è certo che anche altri maestri facevano ricami preziosi e ricamavano lettere d’argento su maniche. Nel 1436, Giusto ricamò dieci lettere d’oro sopra un vestito di panno turchino e verde di Leonello e ventisei lettere «suxo doi manigini et insuxo doe falde de uno vestidello de scarlato de messer Folco Maria figliolo del Signore». Eppoi egli ricamò: ventinove lettere d’oro su due maniche di Beatrice diciotto lettere sopra maniche di un vestito di Ercole e sedici sopra altre maniche «de panno beretino» di Leonello (Mandati, 1436-38, c. 3r).

8 Conto de debituri et credituri, 1446, c. 120r.

9 Conto de creditori et debitori de l’officio de Galeotto de l’Assassino, 1446, c. 115.

10 Debitori et creditori, 1448, c. 77r.

11 Debitori et creditori, 1447, c. 45r: «horo filato e sede de avere fato de recamo quindeze librizoli adornati con azuli e rosetine poste suso le albe de arzento de horevese e 16 moti con letre che dixe (M.) Solius., videlicet 18 ponti che sono in tuto letre e ponti a numero zentotrenta fate de moschete de arzento de orevese el qual recamo si è fato atorno via da piedi e denanzi jn sino al coloro suso uno vestido de pano mostovalero lo qual va fruda de dossi per uxo de la Illu. M.a Marchexana». L’argento per i motti era stato fornito dal celebre orefice Amadio da Milano. Il motto Solius era stato anche ripetuto quattro volte in una giornea della Marchesana.

12 Debitori et creditori, 1448, c. 13r: «Agostino dito Franbaia e cunpagni deno avere adi XXVII de zenaro per sua fatura e spexe de avere recamato letere duzento dite fate de arzentaria de horevese e perfilate de horo e seta con caprioli che sparze fate in moti 35 che dize . Solius . e librezoli in mezzo li dicti moti a n.° trenta fate le albe e pontizate de horo e perfilate adornati atorno e azuli de arzento de horevexe le qual letre e libriti sono fati atorno le manege de soto via da piedi fate a mantelo de uno vestido de domasco verde de la Illu. M.a Marchesana».

13 Debitori et creditori, 1448, c. 77r.

14 Nel ms. Avire, ma credo che si debba correggere: avoir, perchè il motto deve essere francese. Si trova, con l’altro motto O mors o mersi, nel registro cit. Deb. et cred., 1448, c. 77r.

15 Conto de cred. et deb. cit., 1446, c. 115.

TRATTO DA: Poesie, leggende, costumanze del Medio Evo / Giulio Bertoni . – Modena : Umberto Orlandini, 1927 (Modena : Premiata cooperativa tipografi)
Scansione e Trascrizione a cura di Eugenio Larosa
Testo non soggetto a Diritti d’Autore ,distribuito con licenza “Creative Commons Attribuzione – Non commerciale

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Articolo pubblicato sul sito di FAMALEONIS : http://www.famaleonis.com/mottisumaniche.asp