Documenti Storici 1445 – Lettera di Federico da Montefeltro a Sigismondo Malatesta Era il 1445, nuove guerre erano in corso nelle Marche dove, Francesco Sforza ed il suo fidato alleato Federico da Montefeltro si trovavano accerchiati dalla lega formata da Filippo Maria Visconti ( Duca di Milano, ai ferri corti col genero e che attaccava i suoi domini in Lombardia), Papa Eugenio IV (infastidito dai domini che lo Sforza aveva creato nella Marca), Alfonso d’Aragona (re di Napoli, che avevo subito perdite nel Teramano a causa del conte Francesco). I due condottieri messi alle strette, e ridottisi in territorio feltresco vedono cambiare le sorti della guerra, quando, finalmente, i Veneziani ed i Fiorentini si decidono a scendere in campo al loro fianco. È in questo scenario che il grande Federico rispose alla sfida che solo pochi anni prima, il suo odiato nemico Sigismondo Malatesta signore di Rimini, gli aveva lanciato ma che poi era sfumata con l’intervento delle altre potenze italiane. “A voi S.M.Sigismondo: Io Federico conte di Montefeltro dico, che sapete, et io chiaro bel posso mostrare, che mi richiedesti da prima di voler avere a fare con me, obbligandovi voi a trovare’l campo, all’una parte et all’altra non sospetto: che sono passati li mesi e gli anni, et il campo non trovaste mai; però, anzi lo trovai io a voi, che vi piacque fintanto che voi non sapeste s’io ‘l potessi ottenere; et ottenuto ch’io ebbi, non vi piacque poi: et questo fu Mantova. E perché voi siate su la mira d’invitarmi quando sapete che non si possa, o in luoco che non si debbia fare, et pascendo poi il popolo di fiaschi, mostrando che da voi non ramanga, come sempre sapete ch’è rimasto; e per torvi quest’arte, che voi gite usando, ho pregato l’eccellenza del conte (Sforza), et di grazia me l’ha concesso, ch’io abbia a fare con voi al presente in luogo che, denegandolo voi, sarà manifesto segno che non vogliate più mangiare in tovaglia, perché ogni persona vedrà che il gioco sarà più vantaggiato per voi che per me. E però dimattina, col nome di Dio, stiate a venire alla metà della via in sul detto terreno, et appresso le dette fortezze, tagliate, sbarre et fosse fra ‘l Tavoleto et Conte Cavaliere, dinanzi a tutte le squadre dello esercito, et possanza del papa, re et duca; et io dinanzi a tutte le squadre della…. del conte: et così con gran detto vantaggio di sito e di gente vi caverò del debito vostro; svisandovi che, non venendo voi, vi farà una gran vergogna: perché, pensatevi bene sù. Voi non potrete aver scusa legittima, con la quale potiate gite più argomentando et ricoprendo; et così farete palese che veruna cosa simulata possa essere diuturna, che assai vi siete ramantillato fin qui; et in questa volta non venendo, sarà chiaro che non vi sia basto l’animo. E così ho deliberato di porre fino a questa nostra lite, o con la prova chi meglio la potrà fare, o con discoprire le vostre articelle e machinelle, che né li né altrove sia vostra intenzione combattere; se non con la lingua, simulando e fingendo.” cit. Arch. Cent, Carte d’Urbino Documento fornito da Alberto Gatti Share This Previous ArticleSchioppetto - Missiva di PAPA PIO II - 1440 Next Article1462 Sigismondo Malatesta e il servitore del Montefeltro 04/03/2013